Quando un re dei demoni dichiara guerra all’umanità, non ci aspettiamo certo una storia felice. Eppure, in New Saga — , Tsuyokute New Saga (強くてニューサーガ) — la tragedia non è la fine, ma l’inizio. Kyle, l’eroe che ha sconfitto il Re dei Demoni a costo della vita dei suoi compagni, viene risucchiato da una misteriosa gemma che lo catapulta nel passato, offrendogli una seconda possibilità. Da qui, inizia un viaggio che non è solo di spade e magia, ma anche di rimpianto, rimorso e redenzione. O almeno, dovrebbe esserlo.
Ci sono anime che, appena annunciati, promettono di riscrivere le regole del genere, e altri che sembrano nati da un algoritmo nostalgico. New Saga appartiene, senza mezzi termini, a questa seconda categoria. Tuttavia, ciò che lo rende interessante è la sua natura “metatestuale”: il titolo stesso, New Saga, è una dichiarazione d’intenti e al tempo stesso un’ammissione di colpa. È un “nuovo” che sa di già visto, un reboot mascherato da rinascita. Eppure, dietro questo déjà-vu si nasconde un fascino sotterraneo. Kyle — un nome tanto ordinario da sembrare un glitch nel codice mitologico del fantasy nipponico — diventa la metafora perfetta di un genere che fatica a reinventarsi. È l’eroe che torna indietro nel tempo per cambiare il destino, ma finisce per ripercorrere gli stessi errori. Un personaggio prigioniero del loop narrativo tanto quanto l’industria che lo ha creato.
Dal web alla TV: la lunga marcia di una light novel
Come molti altri fenomeni isekai e fantasy moderni, New Saga nasce nelle viscere della rete. L’autore Masayuki Abe pubblica la storia nel 2012 su Shōsetsuka ni Narō, la piattaforma amatoriale che ha dato i natali a titoli come Re:Zero e Mushoku Tensei. La serie viene poi raccolta da AlphaPolis in undici volumi di light novel illustrati da Ryūta Fuse e, in parallelo, adattata in manga da Jun Miura. La coerenza numerica — undici romanzi e undici tankōbon — sembra quasi voler imporre un senso di equilibrio in un mondo narrativo dominato dal caos. Ma è il percorso dell’anime a raccontare la vera “saga” dietro New Saga. Annunciato nel 2022 e previsto per l’estate 2023, l’adattamento viene rinviato con la classica formula “per circostanze varie”, e solo nel 2025 arriva finalmente in onda su ABC TV e altre reti giapponesi. Nel frattempo, cambia tutto: lo studio passa da Makaria e Yokohama Animation Laboratory a Sotsu e Studio Clutch, la regia viene affidata a Naoki Mizusawa e la composizione narrativa a Kenta Ihara (Cautious Hero, Vinland Saga). Il risultato? Una produzione travagliata che, nonostante la qualità tecnica altalenante, riesce almeno a restituire una certa dignità estetica al progetto.Le musiche di Shachō dei Soil & “Pimp” Sessions e Hironori Anazawa regalano sfumature jazzate e malinconiche, mentre l’opening “Enja” di 4s4ki e l’ending “her” di Mahiru Coda aggiungono una patina urban che stride piacevolmente con l’ambientazione medievale. Un contrasto volutamente dissonante, come se l’anime volesse gridare: “non sono come gli altri”, pur essendo esattamente come gli altri.
Un “New Game+” senza catarsi
Il cuore di New Saga è la seconda possibilità. Kyle ha perso tutto: amici, amori, ideali. Quando si risveglia nel proprio corpo giovane, decide di cambiare il passato, di diventare più forte, di impedire la catastrofe. È una premessa che avrebbe potuto dar vita a un potente dramma psicologico — il racconto di un sopravvissuto che deve rivivere i propri traumi per superarli. Eppure, la serie evita accuratamente ogni introspezione. Il viaggio temporale diventa soltanto un pretesto per ricominciare la solita avventura, con mostri da sconfiggere e regni da salvare. Il concetto di “New Game+” — termine caro ai gamer — qui è preso alla lettera, ma non nel senso più interessante. Kyle ha conservato poteri e conoscenze, ma non la consapevolezza. La sua “seconda vita” scivola via tra cliché e quest prevedibili, lasciando la sensazione di guardare un salvataggio ricaricato senza alcuna modifica al gameplay.
Personaggi in cerca d’autore
A differenza dei grandi fantasy corali, New Saga non riesce mai a costruire un cast memorabile. I comprimari sono sagome riconoscibili ma inconsistenti: la principessa Sildonia, il compagno d’arme Theron, la maga Erina… tutti attraversano la storia come NPC di lusso, indispensabili per la trama ma privi di spessore. Non c’è un reale sviluppo, non ci sono scelte difficili, solo ruoli da adempiere. E quando il dramma arriva, non ferisce mai davvero.
Il worldbuilding soffre della stessa sindrome: mappe, regni, fazioni, magie, reliquie… tutto sembra esserci “perché deve esserci”, senza quella coerenza organica che trasforma un semplice scenario in un mondo vivo. Le potenzialità per esplorare i rapporti tra umani e demoni, o per riflettere sulla ciclicità della violenza, ci sono — ma vengono abbandonate in favore di una narrazione più sicura, più vendibile.
Un’anime che non osa
Dal punto di vista tecnico, New Saga resta un prodotto medio: animazioni pulite ma statiche, regia funzionale ma priva di inventiva, combattimenti che raramente trasmettono tensione. Non ci sono cadute rovinose, ma neppure momenti di pura estasi visiva. È l’ennesimo anime che si accontenta di essere “guardabile”, dimenticando che il pubblico di oggi è abituato a ben altri standard.
Eppure, qualcosa si salva. La colonna sonora, come già accennato, regala momenti di eleganza sincera. Le scene di quiete, dove Kyle contempla il paesaggio del passato, hanno una malinconia quasi dolce, un senso di sospensione che fa intravedere il potenziale emotivo che la serie avrebbe potuto raggiungere, se solo avesse osato guardare più a fondo dentro il suo protagonista.
Il fascino dell’imperfezione
In fondo, New Saga è la fotografia perfetta di un’epoca del fantasy giapponese che vive di nostalgia. È un’opera che riflette la stanchezza di un genere che continua a reincarnarsi, a tornare indietro, a cercare redenzione in un loop eterno. Ma forse è proprio questa ripetizione, questa incapacità di cambiare davvero, a renderla affascinante. Perché chi di noi, guardando Kyle, non ha mai desiderato un “restart” nella propria vita? C’è una sorta di poesia involontaria in tutto questo. New Saga non è “nuova”, ma è sincera nel suo voler credere che ogni partita ricominciata possa avere un finale diverso. Forse non è così — forse il destino, come il pubblico, tende a ripetersi — ma intanto continuiamo a guardare, a sognare, a sperare che stavolta il salvataggio porti davvero a qualcosa di nuovo.
E voi, cari lettori, avete seguito New Saga durante la sua messa in onda su Crunchyroll? Vi ha emozionato o vi ha lasciato la sensazione di un déjà-vu ben confezionato?
Raccontateci le vostre impressioni nei commenti e fateci sapere se, secondo voi, Kyle merita un altro “restart”.
Perché in fondo — nel bene e nel male — anche noi, come lui, restiamo prigionieri delle nostre saghe.
L’articolo New Saga: il “New Game+” dell’eroe Kyle tra tempo, trauma e fantasy riciclato – l’anime che prometteva di riscrivere il destino ma si ferma al primo livello proviene da CorriereNerd.it.




