RE:HUMANISM 2025 – “Timeline Shift”: l’arte incontra l’intelligenza artificiale e riscrive il tempo

RE:HUMANISM 2025 – “Timeline Shift”: l’arte incontra l’intelligenza artificiale e riscrive il tempo

Che cosa accade quando la creatività artistica incontra la potenza dell’intelligenza artificiale? E cosa succede quando questa alleanza decide di interrogare, destrutturare e ripensare concetti cardine come il tempo, la realtà e l’immaginazione del futuro? A queste domande tenta di rispondere RE:HUMANISM 2025, quarta edizione del prestigioso premio internazionale di arte contemporanea, che si propone come spazio di riflessione critica e sperimentazione visiva sul rapporto, sempre più intrecciato, tra essere umano e macchina.

Una visione che rompe la linearità

Il tema scelto per l’edizione 2025, “Timeline Shift”, è già di per sé un manifesto programmatico. L’obiettivo è quello di spostare il paradigma temporale dominante, rompendo con l’idea occidentale di un tempo lineare, sequenziale e funzionale alla produttività, per esplorare nuove forme di narrazione temporale: cicliche, rituali, interconnesse. In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale rischia di essere imbrigliata in logiche estrattive e performative, RE:HUMANISM intende offrire un contrappunto poetico e politico: un invito a reimmaginare il tempo come spazio di relazione, memoria e possibilità.

La mostra: luoghi, date e protagonisti

L’edizione 2025 si svolgerà dal 19 giugno al 30 luglio presso la Fondazione Pastificio Cerere di Roma, storica sede dell’avanguardia artistica e spazio espositivo d’eccellenza. L’inaugurazione è prevista per il 18 giugno alle ore 18.00, con un evento speciale: una performance audio-visiva dell’artista Franz Rosati, in programma alle 19.30, che promette un’immersione totale nei linguaggi visivi e sonori dell’intelligenza artificiale.

La mostra, curata da Daniela Cotimbo, accoglie i lavori di dieci artisti finalisti selezionati tra oltre 500 candidature internazionali. A questi si aggiungono i vincitori dei premi speciali e le opere sviluppate dagli studenti del biennio di Multimedia Arts & Design della RUFA – Rome University of Fine Arts, offrendo un panorama articolato, plurale e transdisciplinare.

Le opere vincitrici: tra critica, poesia e attivismo

Il Main Prize è stato assegnato al collettivo Lo-Def Film Factory con Concept Drift, un ambiente immersivo che fonde videogiochi, archivi postcoloniali e intelligenza artificiale per indagare le dinamiche del tecno-capitalismo. Un’opera potente che riflette sui meccanismi narrativi e simbolici attraverso cui la tecnologia ridefinisce le relazioni di potere.

Il secondo premio va a Isabel Merchante con One Day I Saw the Sunset Ten Thousand Times, installazione meditativa che automatizza la contemplazione dei tramonti, suggerendo una riflessione sull’estetica algoritmica e sulla standardizzazione della percezione.

Il terzo posto è stato assegnato a Minne Atairu per Da Braidr, una “start-up concettuale” che celebra l’economia estetica delle trecce afroamericane, fondendo memoria ancestrale e tecnologie AI in un atto di resistenza culturale e affermazione identitaria.

I finalisti: pluralità di linguaggi e territori

Accanto ai vincitori, il progetto ospita opere di grande impatto critico e visivo:

  • Federica Di Pietrantonio con Net Runner 01, indossabile che esplora il confine tra identità reale e virtuale.

  • Amanda E. Metzger con Ever, un diario AI trasformato in archivio blockchain eterno.

  • Adam Cole e Gregor Petrikovič con un lavoro che mescola intimità queer, wrestling e visione computazionale.

  • Esther Hunziker e Daniel Shanken, che indagano rispettivamente l’instabilità dei volti digitali e la geografia estrattiva delle terre rare.

  • IOCOSE, con un’AI luddista e sovversiva.

  • Kian Peng Ong, che fonde spiritualità taoista e simbolismo digitale in un’inedita esperienza mistica contemporanea.

L’arte si espande nello spazio urbano

Particolarmente significativo il Premio APA, assegnato a Franz Rosati per DATALAKE:CONTINGENCY, una maestosa installazione generativa dove natura e tecnologia si compenetrano in un paesaggio visivo iperrealista e disturbante. L’opera sarà visibile non solo nella sede della mostra, ma anche sugli schermi digitali disseminati in tutta Roma, trasformando la città in un’estensione urbana del pensiero critico proposto dall’esposizione.

Nuove generazioni e performance sperimentali

Elemento distintivo dell’edizione 2025 è il coinvolgimento attivo delle nuove generazioni. I progetti degli studenti RUFA si affiancano a due performance vincitrici del Premio Digitalive di Romaeuropa, che saranno presentate a settembre al Mattatoio di Roma:

  • Metabolo II: Orynthia di Valerie Tameu, narrazione afrofuturista in cui l’AI diventa strumento di ritualità politica.

  • Improbable Excess di Jessica Tucker, esplorazione performativa di corpi ibridi e visioni algoritmiche.

Una giuria d’eccellenza per una selezione rigorosa

La qualità della selezione è garantita da una giuria multidisciplinare composta da figure di primo piano nel panorama artistico, curatoriale, accademico e scientifico. Tra i membri, Lorenzo Balbi, Anika Meier, Joanna Zylinska e Walter Quattrociocchi, che hanno contribuito a definire una delle edizioni più complesse e ambiziose del premio.


Oltre la mostra: un invito alla riflessione collettiva

RE:HUMANISM 2025 non è solo una rassegna espositiva, ma una piattaforma culturale che sollecita interrogativi urgenti sul ruolo della tecnologia nella costruzione del futuro. È un luogo in cui l’arte non si limita a rappresentare, ma diventa strumento di analisi, critica e immaginazione radicale. Un appello, rivolto a tutti, a non subire passivamente le narrazioni algoritmiche dominanti, ma a intervenire, scegliere, riscrivere.

In un’epoca segnata dall’automazione della visione e dall’accelerazione del tempo, RE:HUMANISM ci ricorda che il pensiero umano – critico, poetico, divergente – è ancora capace di aprire spazi alternativi e di generare nuove traiettorie di senso.

Se vi trovate a Roma, l’invito è chiaro: partecipare, osservare, lasciarsi coinvolgere. Perché la trasformazione, oggi più che mai, inizia dallo sguardo.

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