Un manga isekai irriverente e pungente che prende a picconate le dinamiche tossiche del mondo del lavoro giapponese, tra draghi golosi, dungeon senza fine e ambizioni al limite del grottesco
Immaginate di vivere la vita dei vostri sogni: un attico di lusso, reddito passivo da investimenti immobiliari, zero sveglie alle sei del mattino e nessun capo che vi urla addosso. Una libertà assoluta conquistata a suon di furbizia e intraprendenza, il sogno proibito di ogni moderno NEET che si rispetti. Ecco, Kinji Ninomiya c’era riuscito. Aveva sbattuto in faccia alla società il suo successo senza sudore e, finalmente, si godeva la vita senza dover lavorare un solo giorno.
Ma si sa, nei manga isekai le cose non vanno mai come previsto.
Un portale misterioso lo trascina all’improvviso in un mondo parallelo, dove draghi, goblin e semi-umani convivono in un’eterna lotta per la sopravvivenza. E per Kinji, l’inferno non è fatto di fiamme, ma di turni infiniti, paghe da fame e gerarchie aziendali spietate. Il nostro ex imprenditore si ritrova infatti prigioniero di una compagnia mineraria che sfrutta i lavoratori in un dungeon traboccante di pericoli. Una sorta di azienda-capestro incastonata in un mondo fantasy, che ricorda fin troppo da vicino alcune dinamiche del sistema lavorativo giapponese moderno. Un incubo fatto di badge, direttive insensate e manager-mostro che non lasciano spazio a respiro né ambizione.
“The Dungeon of Black Company” (titolo originale: Meikyuu Black Company) è il manga isekai che non ti aspetti. Scritto e disegnato da Yōhei Yasumura e pubblicato dal 2016 sulla piattaforma Mag Comi di Mag Garden, questo racconto non è solo un’avventura fantastica ricca di azione, mostri e magia. È, soprattutto, una feroce parodia del mondo del lavoro. Sotto la superficie colorata e bizzarra, Yasumura costruisce una critica lucida e sarcastica alla cultura del “karōshi”, al culto della produttività estrema, alla pressione sociale che imprigiona l’individuo in un loop senza fine fatto di doveri e illusioni.
Il protagonista, Kinji, non è il solito eroe puro di cuore. È egoista, opportunista, e disposto a qualsiasi trucchetto pur di risalire la scala gerarchica e riottenere la sua indipendenza economica. È un antieroe che, proprio per questo, diventa straordinariamente umano. Tra alleanze improbabili, tradimenti, piani assurdi e sfide surreali, costruisce la sua “black company”: un manipolo di disadattati e creature assurde che condivide un unico scopo, sopravvivere al sistema e, magari, fregarlo.
A dargli man forte troviamo Rim, un drago potentissimo reincarnato in una ragazzina affamata che ha deciso di seguirlo in cambio di cibo umano (non è forse questa la motivazione più universale di tutte?). C’è poi Wanibe, un semi-umano con sembianze di coccodrillo, dal cuore gentile e dalla pazienza infinita, e una galleria di personaggi che sembrano usciti direttamente da un incubo burocratico firmato Kafka in salsa anime.
Ma la vera forza di The Dungeon of Black Company è nel suo umorismo dissacrante. Con un ritmo serrato e un tono ironico irresistibile, Yasumura trasforma ogni battuta in un colpo ben assestato al sistema. Il dungeon, che di solito nei fantasy è il luogo dell’avventura per eccellenza, diventa qui la metafora definitiva del lavoro alienante: un labirinto pieno di insidie, capi dispotici e colleghi opportunisti, da cui non si esce mai davvero. Ogni traguardo raggiunto è solo un altro gradino verso un abisso più profondo. Ma Kinji non si arrende, anzi: usa le stesse armi del sistema per combatterlo, in una spirale di comicità cinica e situazioni assurde che tengono incollati alla pagina.
La popolarità del manga ha portato anche alla realizzazione di una trasposizione animata prodotta dallo studio Silver Link, andata in onda da luglio a settembre 2021, e ora disponibile su Crunchyroll. L’anime mantiene tutto il mordente dell’opera originale, amplificandone l’ironia con una regia dinamica e una colonna sonora che gioca intelligentemente con i cliché del genere isekai.
Il 16 maggio è arrivato anche in Italia The Dungeon of Black Company #1, disponibile in fumetteria in versione regular e variant, accompagnato da uno starter pack speciale con i primi due volumi e un poster esclusivo per i collezionisti. Un’occasione imperdibile per scoprire (o riscoprire) una delle opere più brillanti e taglienti del panorama isekai moderno.
Questo manga è una boccata d’aria fresca per chi ama il genere fantasy ma è stanco dei soliti protagonisti prescelti e delle trame scontate. È un invito a guardare con occhio critico — e una risata amara — le storture del mondo reale. Ma è anche una storia di riscatto, di resistenza, e di quel desiderio insopprimibile di non essere più ingranaggi in una macchina troppo grande.
E voi? Avete mai sognato di mollare tutto e vivere di rendita… magari in un altro mondo? Avete già letto il manga o visto l’anime? Raccontateci la vostra esperienza, le vostre impressioni o condividete le teorie più folli su Kinji e la sua gang di disgraziati! Commentate qui sotto o fate girare l’articolo sui vostri social preferiti: il dungeon della cultura nerd è grande e pieno di sorprese, e ci piace esplorarlo insieme a voi!
L’articolo The Dungeon of Black Company: una spietata satira fantasy sul lavoro (e sul nostro bisogno di evasione) proviene da CorriereNerd.it.