Negli ospedali, nei centri di diagnostica avanzata e nei laboratori di ricerca, si sta affermando una rivoluzione silenziosa che non ha volto umano né strumenti chirurgici, ma si compone di algoritmi, dati e reti neurali. È l’intelligenza artificiale (IA), oggi al centro di una trasformazione sostanziale nella diagnosi precoce del tumore al seno. Un cambiamento che, secondo gli studi più recenti, non solo appare promettente ma si sta già concretizzando con risultati tangibili.
Tra gli esempi più significativi di questa evoluzione si distingue Mirai, un sistema di IA sviluppato dal Massachusetts Institute of Technology (MIT), in grado di prevedere con largo anticipo – fino a cinque anni – il rischio di insorgenza del carcinoma mammario. Utilizzando tecniche di deep learning, Mirai analizza mammografie e dati clinici individuali per calcolare il rischio di sviluppare la malattia, adattandosi a vari gruppi etnici e rispondendo così alla crescente esigenza di una medicina sempre più personalizzata. Nel 2023, i ricercatori della Duke University hanno ulteriormente perfezionato questo approccio con Asym Mirai, un’evoluzione del modello originario, capace di confrontare simmetricamente i tessuti mammari, migliorando ulteriormente l’accuratezza diagnostica.
La portata innovativa di questi strumenti non si limita al tumore al seno. Sempre al MIT, in collaborazione con il Beth Israel Medical Center, è stato realizzato un nuovo sistema in grado di individuare il cancro al pancreas — uno dei più letali e difficili da diagnosticare precocemente — con un anticipo variabile tra i sei e i diciotto mesi rispetto agli strumenti convenzionali. Un tempo prezioso, che può rivelarsi determinante per il trattamento e la sopravvivenza del paziente.
Parallelamente, anche la neurologia sta beneficiando delle potenzialità dell’intelligenza artificiale. Patologie complesse come l’autismo, il diabete e alcune malattie neurodegenerative stanno diventando oggetto di studi in cui l’IA viene impiegata per individuare pattern clinici invisibili all’occhio umano. Sebbene il percorso sia ancora all’inizio, l’evoluzione della ricerca mostra con chiarezza la direzione intrapresa: l’intelligenza artificiale sta diventando un alleato imprescindibile per la medicina predittiva.
Un caso emblematico dell’efficacia dell’IA nella pratica clinica arriva dalla Germania. Tra il 2021 e il 2023, l’Università di Lubecca ha condotto uno studio su oltre 460.000 donne, coinvolgendo quasi 200 radiologi. I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Medicine, sono inequivocabili: l’intelligenza artificiale ha incrementato del 17,6% il tasso di rilevamento dei tumori mammari, passando da 5,7 a 6,7 casi ogni mille esami. Inoltre, la percentuale di biopsie risultate positive dopo uno screening supportato dall’IA è salita al 64,5%, contro il 59,2% rilevato con le procedure standard. Un miglioramento significativo nella capacità di distinguere lesioni benigne da quelle maligne.
Anche nel Regno Unito, le autorità sanitarie si stanno muovendo nella stessa direzione. È in fase di avvio il più ampio studio mai realizzato per verificare se i sistemi di IA possano sostituire uno dei due radiologi richiesti per la lettura delle mammografie. Cinque diversi software saranno testati su un campione di oltre 460.000 immagini, confrontando le prestazioni delle macchine con quelle dei professionisti umani. Alla luce della crescente carenza di radiologi, che secondo alcune proiezioni potrebbe aggravarsi entro il 2028, l’integrazione dell’IA nella diagnostica non appare solo auspicabile, ma sempre più necessaria.
Anche in Italia il cambiamento è in atto. Come affermato da Ettore Squillaci, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Diagnostica per Immagini presso l’Ospedale Isola Tiberina-Gemelli Isola, i software basati su intelligenza artificiale sono già operativi nei programmi di prevenzione secondaria del tumore al seno. L’obiettivo è ambizioso: rendere queste tecnologie disponibili in tutti i centri oncologici del Paese entro tre anni. Un traguardo raggiungibile anche grazie alla possibilità di installare questi sistemi su mammografi già esistenti, garantendo così un’adozione capillare, costi contenuti e diagnosi sempre più tempestive e precise.
Tuttavia, l’adozione della tecnologia non può prescindere dalla partecipazione attiva della popolazione. In Italia, una donna su quattro tra i 50 e i 69 anni non si sottopone a mammografia, né spontaneamente né attraverso i programmi di screening organizzato. Eppure, la diagnosi precoce resta la strategia più efficace per trasformare una malattia potenzialmente letale in una condizione gestibile. Attualmente oltre il 70% delle pazienti guarisce, ma tale percentuale potrebbe aumentare ulteriormente con il supporto di strumenti predittivi avanzati, maggiore consapevolezza e adesione ai controlli periodici.
Nel contesto odierno, in cui il cancro colpisce un numero crescente di giovani adulti anche a causa dell’inquinamento ambientale e di stili di vita non salutari, l’intelligenza artificiale emerge come una sentinella silenziosa ma attenta. Non sostituirà il medico, né deve farlo: il suo ruolo sarà quello di coadiuvare il professionista nella lettura delle immagini, nell’analisi dei dati e nella formulazione di diagnosi sempre più accurate, permettendo di cogliere quei segnali deboli e nascosti che potrebbero fare la differenza tra la vita e la morte.