Nel panorama in continua evoluzione dell’innovazione tecnologica, OpenAI ha appena compiuto una mossa che potrebbe ridefinire le regole del gioco. Un progetto ambizioso, visionario, e per certi versi sovversivo, che sembra uscito direttamente da un episodio di Black Mirror – ma con tutte le intenzioni di diventare realtà. Sam Altman, CEO di OpenAI, e Jony Ive, il celebre designer che ha firmato l’estetica iconica di iPhone e Mac, stanno collaborando per dare vita a un dispositivo che promette di riscrivere il concetto stesso di “smartphone”: un terminale senza schermo, alimentato esclusivamente dall’intelligenza artificiale.
Tecnologia ambientale, non invasiva
Secondo quanto riportato da The Information, il progetto ruota attorno all’acquisizione di io Products, una startup hardware fondata proprio da Altman e Ive. Il supporto finanziario – un miliardo di dollari – arriva da Laurene Powell Jobs, filantropa e vedova di Steve Jobs. Il suo coinvolgimento aggiunge un ulteriore livello simbolico: l’ambizione non è solo creare un nuovo dispositivo, ma costruire l’erede spirituale dell’iPhone. Uno strumento che segna una transizione profonda – dalla centralità dello schermo all’era dell’ambient computing.
L’idea è tanto semplice quanto radicale: niente display, niente gesture. Solo la voce, il contesto e un’intelligenza artificiale capace di comprendere e rispondere in modo naturale. Un’interfaccia invisibile, discreta, sempre presente. L’obiettivo? Ridurre il rumore digitale, liberare l’attenzione visiva e restituire all’utente un’interazione più umana e meno invasiva.
Fantascienza diventata progetto
Questa visione non nasce nel vuoto. L’idea di dispositivi vocali privi di interfacce grafiche ha solide radici nella cultura pop. Dall’IA Samantha di Her all’assistente vocale di Star Trek, passando per J.A.R.V.I.S. e F.R.I.D.A.Y. nell’universo Marvel o Joi in Blade Runner 2049, la narrativa fantascientifica ha spesso anticipato la possibilità di tecnologie empatiche e pervasive, capaci di fondersi con l’ambiente circostante.
Esempi tangibili di questa filosofia stanno già emergendo. Basti pensare all’Humane AI Pin, un wearable che sostituisce lo schermo con una proiezione sul palmo della mano. Anche se il dispositivo OpenAI potrebbe seguire una strada diversa, la logica è affine: spostare il focus dalla visualizzazione all’interazione.
Un nuovo paradigma (e nuove domande)
Se da un lato il progetto promette di liberare l’utente da una dipendenza crescente dai display, dall’altro solleva interrogativi non trascurabili. Siamo davvero pronti a vivere senza schermo? Comunicare costantemente con un assistente vocale – in pubblico e in privato – potrebbe cambiare radicalmente le nostre abitudini sociali. E sul fronte della privacy, l’idea di un dispositivo sempre in ascolto apre scenari delicati che dovranno essere affrontati con estrema trasparenza.
Anche il dibattito educativo è più attuale che mai. Bill Gates, di recente, ha lanciato un monito sull’uso intensivo degli smartphone tra i più giovani, sottolineando i rischi per la creatività e la capacità di concentrazione. In questo contesto, il progetto di Altman e Ive può essere visto come una risposta – o almeno un’alternativa – a un modello tecnologico ormai saturo.
L’eredità di Apple, oltre Apple
Che a guidare questa rivoluzione sia proprio Jony Ive, l’uomo che ha contribuito a definire l’estetica dei prodotti Apple, rende il tutto ancora più significativo. È come se uno degli architetti del culto del display stesse ora progettando la sua dismissione. Una svolta che potrebbe mettere in discussione l’intero ecosistema mobile, costringendo anche i colossi tradizionali – Apple in primis – a ripensare il proprio approccio all’interazione uomo-macchina.
Verso il post-smartphone
Siamo, forse, davanti alla fine dell’era dello smartphone per come lo conosciamo? È ancora presto per dirlo. Ma il progetto di Altman e Ive rappresenta molto più di un nuovo device: è un manifesto culturale, un cambio di paradigma. Se avrà successo, non porterà solo un nuovo concorrente nel settore hardware, ma ridisegnerà il nostro modo di essere “connessi” – meno dipendenti dallo schermo, più centrati sulla voce, sul contesto e sull’empatia tecnologica.
Nel frattempo, l’industria osserva. Le Big Tech riflettono. E la comunità hi-tech si prepara – tra entusiasmo e scetticismo – ad accogliere una nuova frontiera dell’innovazione. Un futuro in cui, forse, l’interfaccia più potente sarà proprio quella che non si vede.
L’articolo L’era post-smartphone è iniziata: OpenAI, Jony Ive e l’invasione silenziosa dell’intelligenza artificiale proviene da CorriereNerd.it.